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    Visitiamo insieme i nostri meravigliosi Borghi.

    Stiamo piano piano uscendo da un periodo terribile che mai avremmo pensato di vivere, tutto il tempo passato in casa ci ha permesso di pensare tanto e aiutato a comprendere che forse dovremmo affrontare la vita in modo diverso, meno frenetico, più slow. Anche il nostro modo di viaggiare non sarà più lo stesso ma questo non significa che sarà meno bello, anzi, ci darà modo di apprezzare più i paesaggi della nostra bellissima Italia, vivere all’aria aperta, passeggiare in mezzo a spettacolari orizzonti e paesaggi, vivere la ricchezza della nostra terra con l’umiltà di apprezzare di più le piccole cose nella consapevolezza che l’esperienza vissuta ci ha fatto capire quanto potrebbe essere facile perdere tutto.

     

     

    Gradara.Uno dei Borghi più belli d’Italia.Il castello di Gradara e il suo borgo fortificato rappresentano una delle migliori strutture medievali meglio conservate d’Italia, protetto da due cinte murarie che difendono la fortezza, la più esterna delle quali si estende quasi 800 metri, la rendono anche una delle più imponenti della penisola. Il mastio,la torre principale, s’ innalza per 30 metri dominando tutta la vallata. Qui tra gli altri ha vissuto Lucrezia Borgia . Da visitare, la Rocca che sorge sulla sommità di una collina a circa 200 mt slm. La leggenda vuole che la rocca abbia fatto da sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca moglie di Gianciotto Malatesta, fratello di Paolo, cantato da Dante nella Divina commedia. Il castello, di proprietà dello Stato Italiano, dal dicembre 2014 fa parte dei beni gestiti dal Polo museale delle Marche.

    Mombaroccio. Immerso tra le colline dell’entroterra pesarese, il castello di Mombaroccio si erge su un colle di circa 350 mt sul livello del mare. Cinto da poderose mura quattrocentesche, il centro storico si stende su una forma oblunga. L’ingresso nel borgo da Porta Maggiore dà sull’elegante corso che costeggia palazzo Del Monte, dove visse il Guidobaldo del Monte amico di Leonardo da Vinci. Il Palazzo ospita il Laboratorio di Galileo e Guidobaldo: una serie di ricostruzioni degli esperimenti e degli studi effettuati dai due fisici. Nel periodo natalizio si svolge una delle più importanti manifestazioni del territorio.

    Cartoceto (aziende) , vi è un importante produzione di olio.

    Isola del Piano qui ha sede una delle più importanti aziende biologiche d’Italia, l’Alce Nero, interessante il monastero di Montebello.

    Urbino è uno dei centri più importanti del Rinascimento italiano, di cui ancora oggi conserva appieno l'eredità architettonica; dal 1998 il suo centro storico è patrimonio dell'umanità UNESCO. E’ sede di una delle più antiche ed importanti università d'Europa, fondata nel 1506. Qui nacque Raffaello Sanzio nel 1483. Di particolare interesse il Palazzo Ducale, Sono tre gli architetti che si associano alla costruzione di questo edificio: il fiorentino Maso di Bartolomeo, il dalmata Luciano Laurana e il senese Francesco di Giorgio Martini che si avvicendarono negli anni. Il nucleo più antico, conosciuto come Palazzetto della Jole, fu costruito per volontà del padre di Federico, il conte Guidantonio, e a partire da esso e dalla piazza sottostante nel 1454 venne dato l’avvio ai lavori allo scultore-architetto di Bartolomeo. La facciata più famosa, quella dei Torricini, caratterizzata da due torrette svettanti con le loro 6 finestrelle ai lati di un volume a 3 piani con arcate balconiere, è attribuita a Laurana, così come lo Studiolo del Duca, uno dei capolavori dell’arte rinascimentale meglio conservati, praticamente intatto, interamente affrescato e intarsiato da artisti fiamminghi. All’architetto dalmata sono attributi anche ambienti del piano nobiliare come Scalone d'Onore, la Biblioteca, il Salone del Trono, la Sala degli Angeli, la Sala delle Udienze. Completò il palazzo l’architetto, ingegnere, artista di Giorgio Martini che aggiunse all’edificio un complesso impianto idrico, rivoluzionario e innovativo per l’epoca. La dinastia Della Rovere, che successe ai Montefeltro nel XVI secolo, ampliò ulteriormente il già mastodontico edificio aggiungendo un secondo piano nobile, l’Appartamento Roveresco. E’ sede della Galleria Nazionale delle Marche, che occupa tutte le sale del primo e secondo piano del Palazzo. Ospita opere di Piero Della Francesca, Luca Signorelli, Raffaello Sanzio solo per citarne alcuni , da visitare, inoltre, la Casa natale di Raffaello dove si può ammirare un piccolo affresco attribuito a Raffaello , Oratori di San Giovanni con affreschi del primo decennio del ‘400 e San Giuseppe con il presepe di Federico Brandani.

     

    Vallata del Metauro: Mercatello sul Metauro, Sant’Angelo in Vado, Urbania. La vallata del Metauro è un territorio particolarmente interessante ricco di bellissimi borghi ma straordinario anche da un punto di vista naturalistico ed ambientale. Ipaesaggi creati dal fiume Metauro sono unici, in tali punti è possibile trovare anche l’acqua sulfurea, piante rarissime e ricco di fauna. I luoghi più interessanti da visitare sono Mercatello sul Metauro, uno dei Borghi più belli d’Italia.Di origine medievale, Mercatello sul Metauro è una ridente cittadina dell’Alto Metauro, perfettamente incastonata nella verdissima valle di questo fiume, immersa in un paesaggio ancora integro e armonioso. È intorno all’antica pieve di San Pietro d’Ico, poi diventata collegiata dei Santi Pietro e Paolo, che si è formato a partire dal 1235 questo borgo-mercato nella valle del fiume Metauro. La prima data sicura che gli archivi forniscono sulla pieve di Mercatello è il 1126, ma la costruzione originaria è molto più antica, probabilmente pre-longobarda, poiché risale alla penetrazione del cristianesimo nell’alta valle del Metauro. Da visitare la Chiesa e Museo di San Francesco: vi si conservano opere di notevole valore come il Crocifisso (1309) e il polittico (1365) di scuola riminese, affreschi di artisti umbro-marchigiani, tavole del Pandolfi e del Guerrieri.La casa natale di Santa Veronica (al secolo Orsola Giuliani) . Sant’Angelo in Vado. Gioiello marchigiano, Sant'Angelo in Vado sorge sull'alta valle del fiume Metauro, incastonato in un paesaggio dai toni verdeggianti. Questo comune di origini medievali conserva ancora tracce dell'antica Tiphernum Mataurense, municipio romano distrutto durante la guerra gotica. Il nome del paese deriva dall'Arcangelo Michele, a cui il borgo fu consacrato, mentre l'aggiunta "in Vado" indica il guado del fiume. Da visitare la Chiesa di Santa Maria Extra Muros, ricca di numerose opere d'arte ad opera degli Zuccari, famiglia di celebri intagliatori. Sant'Angelo in Vado è infatti la città natale dei suoi principali esponenti, Taddeo e Federico Zuccari, la Domus del Mito conserva splendidi mosaici bicromi e policromi risalenti alla fine del I secolo d.C., in un'area dall'ampiezza di circa 1000 metri quadrati. Il ritrovamento risale solo a pochi anni fa. Si tratta di un'attrazione non molto conosciuta che merita assolutamente una visita per la bellezza dei suoi pavimenti musivi decorati con soggetti a tema mitologico. In più, se siete veri romantici, sappiate che la domus racchiude una leggenda d'amore. Urbania l’antica Casteldurante, è nota per la produzione della maiolica, tradizione che risale al Medioevo. Gli abili maiolicari del luogo, favoriti dalla Corte Roveresca, poterono giovarsi della collaborazione di pittori famosi, dando vita così al genere dell’Istoriato. Il cuore dell’abitato, cinto da antiche mura, è Piazza San Cristoforo , in cui confluiscono le principali vie del centro storico.Da visitare Il Palazzo Ducale che attualmente ospita la Biblioteca, fondata da Federico da Montefeltro, il Museo Civico che vanta affreschi del '300, mappe del Mercatore, una bella collezione Ubaldini di disegni e incisioni, una raccolta di carte geografiche dei sec. XVI-XVIII e la collezione di coeve ceramiche locali e la Chiesa dei Morti, che conserva numerose mummie naturali di persone decedute nel Medioevo e nel Rinascimento.

    Fano. Interessante una passeggiata nel centro storico di Fano ricco di quartieri popolari, scenografiche piazze, monumenti e palazzi signorili, il quale ricalca ancora oggi l’antico impianto urbanistico di Fanum Fortunae. Passeggiando si possono ammirare l’Arco di Augusto massiccio e imponente costruito nel IX sec. d.c., Corso Matteotti fino Piazza XX Settembre dove si trovano la fontana della Fortuna e il Palazzo del Podestà ora Teatro della Fortuna, il Palazzo Malatestiano, la Chiesa di San Francesco ove sono le tombe dei Malatesta, la Chiesa di Santa Maria Nuova all’interno della quale si possono ammirare capolavori del Perugino e la Cattedrale.

    Fossombrone è un’antica cittadina di origini romane posta nella media valle del Metauro, lungo il percorso dell'antica Flaminia. Sorge poco più a monte della piana fluviale dove si estendeva l'abitato di Forum Semproni. Da visitare la Chiesa di San Filippo in stile barocco, la Cattedrale dalla facciata neoclassica . Nel centro storico spiccano alcuni palazzi: la Corte Bassa, residenza dei Duchi di Urbino, la Corte Alta, detto anche Palazzo Ducale ampliato da Francesco Di Giorgio Martini nel 1466-1470, che custodisce la Pinacoteca Civica e il Museo Civico “Augusto Venarucci”, che contiene reperti relativi alla preistoria, alla cultura subappenninica e picena e un’ampia sezione dedicata alla romana Forum Sempronii ; il cinquecentesco Palazzo Cattabeni, Palazzo Dedi, caratterizzato da una facciata in bugnato piatto e il Palazzo Comunale.
    Nella Cittadella fortificata, che domina la città, ci sono i resti della Rocca Malatestiana, a pianta pentagonale, nel cui cortile sorge la Chiesa di S. Aldebrando. Lungo Via Pergamino in direzione di Urbino si trova Palazzo Pergamini - Negri, dove è custodita la Quadreria Cesarini, che comprende oltre 60 dipinti e realizzazione grafiche di Anselmo Bucci, oltre che opere d’arte moderna e contemporanea.

    Gola del Furlo. E’ Riserva Naturale Statale dal 2001. Il toponimo Furlo deriva dal latino forulum (“piccolo foro”). All’interno della gola, i romani hanno scavato due gallerie nella roccia nel punto in cui il transito era più problematico: la galleria grande è ancora oggi aperta al traffico pedonale e veicolare (è stata terminata nel 76 d.C. per volere dell’imperatore Vespasiano); la galleria piccola, visibile dalla strada, ma il cui accesso è possibile con visita guidata, è datata alla prima metà del I sec d.C. In questa splendida gola calcarea incisa profondamente dal fiume Candigliano, il paesaggio e la morfologia permettono di ricostruire la storia geologica di più di 200 milioni di anni fa: nelle formazioni rocciose del Giurassico e del Cretaceo sono presenti diversi tipi di fossili. La flora è particolarmente ricca: all’interno della gola sono presenti specie molto rare e interessanti. La fauna presenta numerose specie di interesse naturalistico. Particolarmente numerosi i rapaci: nella Riserva del Furlo si è stabilita da anni una coppia di maestose aquile reali; nelle pareti di roccia nidifica il falco pellegrino. Il fiume Candigliano costituisce l’ ambiente ideale per vari tipi di uccelli tra i quali gli aironi cenerini, è presente una numerosa colonia svernante di cormorani e per il coloratissimo martin pescatore. Da vedere la galleria che fu fatta costruire su indicazione dell’imperatore Vespasiano nel 76 dopo Cristo e l’Abbazia di San Vincenzo.

    Mondavio. Uno dei Borghi più belli d’Italia.Nel I sec d.c..Il territorio di Mondavio era compreso nel municipio romano di Suasa. Conquistato da Francesco Sforza passa in dote a Sigismondo Malatesta nel 1442 nel 1474, Papa Sisto IV concede a suo nipote Giovanni della Rovere la signoria di Senigallia e il vicariato di Mondavio, che comprende 24 castelli marchigiani; il matrimonio del Della Rovere con la figlia di Federico da Montefeltro, Giovanna, consente l’alleanza tra i due casati. Nel 1631, con l’estinzione della famiglia Della Rovere, il vicariato di Mondavio e il ducato di Urbino tornano allo Stato Pontificio, fino all’unificazione d’Italia. Dominato dalla Rocca, il borgo era un tempo circondato da una grande cinta muraria, di cui oggi è sopravvissuta solo una delle tre porte d’accesso. Varcando la soglia di Porta San Francesco, la vista di quella Rocca conquista e rapisce il cuore, la volle Giovanni della Rovere tra il 1482 e il 1492 da Francesco Giorgio Martini, il più grande architetto militare dell’epoca, ed è considerata una tre le massime espressioni d’Italia dell’arte delle fortificazioni. La Rocca di Mondavio fu edificata per adeguare i sistemi di difesa alla scoperta della polvere da sparo, sebbene non ricevette né sparò mai un colpo. Sul torrone semiellittico è ancora possibile vedere la catapulta.

    Corinaldo. Città palcoscenico, ha una ben mantenuta cinta muraria risalente al XIV secolo nella quale figurano elementi fortificativi attribuiti al genio di Francesco di GiorgioMartini. Qui è nata santa Maria Goretti. Corinaldo, già da tempo inserito nel club "I Borghi più belli d’Italia". Governata dai Malatesta, successivamente dagli Sforza e dai Della Rovere. Da visitare il giro delle mura, la Piaggia e il Pozzo della Polenta, Santuario e casa natale di Santa Maria Goretti, Civica Raccolta d’Arte “Claudio Ridolfi”, Sala del Costume e delle Tradizioni popolari, Teatro Comunale “Carlo Goldoni”, Quadreria Comunale.

     

    Sassocorvaro. E’ un antico borgo, le cui origini risalgono al periodo medievale, posizionato su di un colle che domina la sottostante vallata del Foglia, proprio sopra il lago artificiale di Mercatale del quale si possono ammirare, praticamente da ogni punto del paese, splendidi scorci panoramici. Da visitare la Rocca Ubaldinesca che rappresenta il monumento principale dell’abitato. La rocca fu edificata attorno al 1475 su commissione del Conte Ottaviano degli Ubaldini, ed è stata progettata dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini, che lavorò in quegli anni ad una serie di opere nel territorio del montefeltro. La fortificazione ha una singolare pianta a forma di tartaruga, con un piccolo cortile interno attorno al quale si sviluppa il corpo dell’edificio, costituito da una complessa intersezione tra forme convesse ed elementi di tipo quadrangolare, adornato da tre torrioni di forma semiellissoidale. Questa particolare conformazione rende il monumento particolarmente originale rispetto alle fortezze costruite nel medesimo periodo, facendolo risaltare come un esempio unico di architettura rinascimentale.

    Frontino. Uno dei Borghi più belli d’Italia, appartiene all’area del Parco naturale del Sasso Simone e Simoncello. Protetto alle spalle dal monte Carpegna, il borgo gode di scorci panoramici e della vista su un orizzonte senza fine che comprende i monti della Luna, del Nerone, del Catria, dello Strega, del San Vicino, come le piccole valli in cui sono incastonati altri borghi. Il castello che ha respinto i Malatesta e vinto l’assalto di Giovanni delle Bande Nere è arroccato su uno sperone che domina la valle del Mutino. Alte mura, torri, stradine e piazzette lastricate di ciottoli del torrente Mutino, fiori e piante lungo le case a schiera. Il silenzio, rotto solo dallo stormire di querce secolari, e l’aria leggera di montagna disegnano il quadro di un paesaggio dell’anima, dove la realtà diventa quasi fantastica, richiamando immagini di Medioevo nella torre civica, sentinella del palazzo comunale, nel torrione che presidia le mura castellane, nel nobile e quattrocentesco palazzo Vandini (oggi adibito a struttura turistica) che, in realtà, indossa lo stile dell’Umanesimo e del Rinascimento. Dagli scantinati dell’edificio partiva un camminamento sotterraneo che conduceva al mulino sottostante il borgo. Da visitare il mulino di Ponte Vecchio: documentato dal 1658, anno della sua ricostruzione, è di origine trecentesca e sicuramente legato alla fondazione del castello, che riforniva di farina e pane. Dotato di torre di guardia e difesa, dopo il recente restauro ospita il Museo del Pane. Poco lontano il Convento di Montefiorentino (strada impervia) a cui appartiene alla chiesa di Montefiorentino il meraviglioso Polittico del pittore veneziano Alvise Vivarini (1475), oggi esposto presso la Galleria Nazionale d’Arte di Urbino. La cappella dei conti Oliva, costruita nel 1484 su commissione del conte Carlo Oliva, è meta obbligata degli amanti dell’arte. Attribuita a Francesco De Simone Ferrucci da Fiesole, appare sulla destra, entrando in chiesa, in una luce soffusa e colpisce per il suo linguaggio raffinato e rigoroso che riporta al gusto degli artisti toscani. E’ un’opera di grande purezza rinascimentale per le linee architettoniche e per i sarcofagi marmorei finemente scolpiti. Bellissimi i due inginocchiatoi intarsiati, realizzati da Maestro Zocchino (1493), che richiamano lo studiolo del duca di Urbino. La splendida pala d’altare su tavola, una delle opere più riuscite di Giovanni Santi, padre di Raffaello. E’ il comune più piccolo della provincia di Pesaro Urbino.

    Piandimeleto. è un caratteristico borgo situato nell’alta valle del fiume Foglia, in prossimità dei monti dell’appennino dove il confine toscano si addentra nel territorio pesarese con il comune di Sestino, appartenente alla provincia di Arezzo. La storia del paese, il cui antico nome era Planus Mileti, si identifica principalmente con quella dei conti Oliva, famiglia di origini germaniche che arrivò in Italia alla fine del X secolo al seguito dell’imperatore Ottone III. Nel XV secolo si trovò a governare il personaggio più importante della famiglia Oliva, il conte Carlo I. Egli fu un artista, un valoroso soldato e un abile amministratore, investì grosse somme di denaro per il ripristino del Castello (andato distrutto nel 1445 ad opera di Francesco Sforza) e per la costruzione di numerosi altri edifici, come ad esempio la Chiesa di Sant’Agostino. Il paese conserva un nucleo medievale a stradine ortogonali con strette casette, alcuna delle quali con la cosiddetta 'porta del morto'. Domina sull'abitato l'imponente palazzo fortificato (con merlature ghibelline, beccatelli e caditoie) già dei conti Oliva e oggi sede del Comune. Lo stesso sorge sui ruderi di un antico fortilizio di epoca carolingia di cui sopravvive la sola massiccia torre quadrata che occupa lo spigolo occidentale.

     

    San Leo. Uno dei Borghi più belli d’Italia. Il toponimo latino del luogo, Mons Feretri, viene fatto derivare secondo alcuni studiosi, da un tempio dedicato a Giove Feretrio, mentre altri ipotizzano un origine umbra a testimonianza che il masso era già frequentato in epoca preromana. La straordinaria conformazione del luogo, un imponente masso roccioso con pareti a strapiombo ne ha determinato, fin dall’epoca preistorica, la doppia valenza militare e religiosa, testimoniate da manufatti di grandissimo pregio. Tutto il possente apparato difensivo, a cui si accede per un'unica strada tagliata nella roccia, sembra essere un prolungamento del masso che lo sostiene, fino alla punta più alta dello sperone dove svetta la Fortezza di Francesco di Giorgio Martini (XV sec). Da San Leo si gode una magnifica vista sui monti circostanti, lungo la vallata del Marecchia, giù fino al mare. ai suoi quasi 600 metri d’altezza, la rocca di San Leo domina la vallata del Marecchia e un panorama di boschi, picchi rocciosi e calanchi che si spinge fino al mare. Più sotto, il piccolo borgo è raccolto e compatto, ancora lastricato in pietra e pervaso di una rilassante atmosfera. Le colline sono punteggiate di piccoli abitati, di luci che si accendono col buio, di stradine animate da chi è in fuga dalla movida della Riviera. Siamo nel Montefeltro marchigiano, ma c’è già aria di Romagna.
    Da visitare la pieve, che raccoglie intorno a sé il nucleo della città medievale. Costruita in epoca carolingia e rimodernata in età romanica, tutta in conci di pietra, la pieve sarebbe sorta tra VIII e X secolo nel luogo – sostiene la tradizione – dell’originaria celletta in cui San Leone si ritirava in preghiera. Accanto alla pieve fu eretta la cattedrale, consacrata al culto del Santo Leone. A partire dal 1173 (la data è scolpita sul pilastro di una navata) la cattedrale fu completamente rinnovata nelle forme romanico-lombarde in cui la ammiriamo oggi, Nel catino dell’abside centrale del presbiterio è conservato un Crocefisso del XIII secolo, mentre nella cripta le colonne hanno capitelli bizantini. Distanziata dall’abitato, per evidenti ragioni difensive, è la fortezza costruita in cima a uno sperone di roccia in quasi miracoloso equilibrio. Il mastio medievale, difeso dalle quadrangolari torri malatestiane, fu completamente ridisegnato dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini nel 1479 per volere di Federico da Montefeltro. La forma doveva consentire di rispondere al fuoco colpendo il nemico con tiri incrociati, da qualunque parte provenisse l’attacco. Con la devoluzione del ducato di Urbino allo Stato Pontificio (1631), la rocca perse il suo scopo militare e fu adattata a carcere. Nel 1788, poiché le carceri della fortezza erano molto insalubri, il governo pontificio incaricò l’architetto Giuseppe Valadier di apportare all’intera struttura le necessarie migliorie. Dal 1791 e fino alla morte avvenuta nel 1795, vi fu rinchiuso il conte di Cagliostro, uno dei più enigmatici avventurieri dell’età dei Lumi. Il carcere fu utilizzato anche per molti patrioti antipapalini.
     

    Pennabilli. E’felicemente ubicata al centro di un maestoso anfiteatro naturale nell’Alta Valmarecchia a 630 metri s.l.m., affacciata sul fiume Marecchia, con le sue oasi di verde, con il grande Parco Begni. Deve il suo assetto urbano all`unione di due antichi castelli, quello dei Billi sopra la Rupe e quello di Penna sopra il Roccione. Di origini antichissime ha visto succedersi gli Umbri, gli Etruschi e i Romani e intorno al Mille, l’abitato si è sviluppato con fortificazioni, difese ed edifici sacri fino a strutturare il bel centro storico.
    Nel 1004 un discendente della famiglia Carpegna, soprannominato "Malatesta", iniziò la costruzione della Rocca sul Roccione segnando la nascita del celebre casato che, sceso da Penna prima a Verucchio e poi a Rimini, avrebbe assoggettato tutta la Romagna. È sede vescovile della Diocesi di San Marino-Montefeltro la cui presenza, fin dal 1572 a opera di Gregorio XIII, ha fortemente caratterizzato l’assetto urbano mediante imponenti opere di edilizia religiosa che possiamo tutt'ora ammirare. Il rinomato centro di turismo ambientale e culturale, cantato da Tonino Guerra, ospita numerosi “luoghi dell’anima”, gran parte del suo territorio è posto all’interno del Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello. Interessante da visitare Il museo “I Luoghi dell’Anima”che nasce dalla fervida mente del poeta – sceneggiatore Tonino Guerra, le istallazioni risvegliano l’interesse dei visitatori attraverso sottili invenzioni poetiche. Essi sono diventati per la loro originalità e per i contenuti universali che suggeriscono, un “modello di creatività e rivalutazione urbanistica, un museo unico nel suo genere”.
     

    Sant’Agata Feltria. Le sue origini risalgono al periodo pre-romano, si presenta al visitatore come uno splendido borgo antico, ben conservato, con diversi complessi di notevole valore storico, piacevole da visitare soprattutto nella bella stagione. Dalla fine del IX sec., appartenne a vari feudi, fra i quali i Malatesta, i Montefeltro e infine alla signoria dei Fregoso, che diedero il nome alla Rocca , del X secolo, restaurata da Francesco di Giorgio Martini nel 1474. Sotto i Fregoso, il bel centro storico si arricchì di nuovi edifici, come il seicentesco Palazzone, che ospita il Teatro Angelo Mariani, uno dei più antichi d’Italia, con struttura interamente in legno .Da visitare la rocca che da ospitalità in modo permanente, al mondo delle fiabe, con una collaborazione speciale dello stilista Salvatore Ferragamo, quattro sono le stanze dedicate in cui si sviluppano quattro tematiche principali. Sono popolate di libri, video, estratti, scritte, animazioni a tema, anche multimediali e il Teatro Mariani . Costruito nel 1605, subì un progressivo decadimento lungo i secoli fino alla seconda metà del secolo scorso.E' stato completamente ristrutturato e riportato all'antico splendore nel 2002. E' la massima espressione culturale di Sant’Agata Feltria. All’interno si può ammirare un notevole apparato scenografico opera del pittore Romolo Liverani e conserva un importante archivio documentale

    Cagli antica “Cale” nasce in epoca romana è stato uno dei centri più importanti della provincia, nel XII secolo fu istituito il libero comune e assoggettava a se ben 52 castelli, per la quale, in seguito, i Montefeltro mostrarono una particolare attenzione. I duchi di Urbino la fortificarono e sostennero lo sviluppo economico di questa città, consistenti le lavorazioni dei panni di lana, della seta e nella concia delle pelli. Città ricca di bellissime chiese , il Palazzo pubblico sorge proprio al centro della piazza centrale. Da visitare: Torrione Martiniano, ciò che rimane di una delle più poderose rocche di Francesco di Giorgio Martini , la Cattedrale e la Chiesa di San Domenico all’interno del quale si può ammirare il capolavoro di Giovanni Santi, padre di Raffaello. -

    Acqualagna capitale del tartufo.

    Pergola. Sorge a circa 300 m. s.l.m. sull’area che sovrasta la confluenza del Cinisco nel Cesano, non lontano dal massiccio del Catria (1702 m.), fu dominazione romana
    Non lontano dalla consolare Flaminia, furono rinvenuti i Bronzi Dorati da Cartoceto di Pergola (I sec. a.C.), in Località Santa Lucia di Calamello, il 26 giugno 1946.Nel 1155 il territorio fu annesso al Comune di Gubbio per volontà dell’Imperatore Federico Barbarossa e Pergola fu fondata proprio nel 1234 dagli Eugubini con l’aiuto degli abitanti dei castelli vicini al luogo designato.Nel 1385 entrò a far parte della Signoria di Pandolfo Malatesta fino al 1429 poi, passò sotto la Marca. Fino al 1459 Pergola attraversò un periodo travagliato da lotte di supremazia fra le varie dinastie con la sconfitta di Sigismondo Malatesta fu annessa al Ducato di Urbino retto da Federico da Montefeltro.Il 21 giugno 1502 il duca Valentino prese Urbino. Nella Rocca di Pergola, ordinò un atto di efferata violenza, fece strangolare Giulio Cesare da Varano, Signore di Camerino, e tre dei suoi quattro figli. La leggenda vuole che ancora oggi, se ci si aggira di notte fra quei ruderi e per le cantine e i sotterranei del centro storico, si sentano i rantoli e i lamenti dei poveri sventurati.
    Sotto il Papato, Pergola ebbe il conferimento del titolo di “Città” il 18 maggio 1752 su decreto di papa Benedetto XIV. Durante il pontificato di papa Pio VI fu istituita in città una zecca che coniava “Baiocchi”, attiva fra il 1796 e il 1799. Da non perdere il MUSEO DEI BRONZI DORATI E DELLA CITTA’ nel quale è custodito l’unico gruppo di bronzo dorato esistente al mondo, ritrovato a Cartoceto di Pergola

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